Il cinema negli anni di piombo

L'esposizione Trittico è stata preceduta dalla rassegna cinematografica La notte della rivoluzione. Il cinema negli anni di piombo, realizzata presso il Centro Culturale Candiani di Mestre. La rassegna ha offerto una significativa panoramica delle produzioni cinematrografiche dedicate al tema del terrorismo, con particolare riferimento alla vicenda italiana degli anni di piombo.
 
Si è cominciato con Germania in autunno, un film coraggioso, lucido e controverso sugli anni di piombo tedeschi, firmato a più mani nel 1978 da Alexander Kluge, Volker Schloendorff, Rainer Werner Fassbinder, tra i migliori nomi del cinema tedesco anni Settanta. Il film denuncia il clima di caccia alle streghe all’indomani delle misure adottate dalla polizia contro i terroristi della Raf, con il rischio che venissero meno le libertà civili.
 
È sempre una regista tedesca, Margarethe von Trotta, con il suo titolo più famoso, Anni di piombo (1981) - diventata formula-simbolo per parlare di quel periodo della storia europea - a offrire, ulteriori riflessioni, ispirato alla storia reale di due sorelle una delle quali divenne terrorista (il film fu acclamato con il Leone d’oro a Venezia).
 

È stato poi il cinema italiano il protagonista delle altre pellicole della rassegna. Colpire al cuore (1982) di Gianni Amelio, sposta l’obiettivo della macchina da presa sui conflitti tra generazioni raccontando di un professore (Jean-Louis Trintignant) amico di brigatisti denunciato dal figlio ai carabinieri. Nel cast un’attrice sensibilissima del nostro schermo, Laura Morante.

Con Segreti segreti (1984) di Giuseppe Bertolucci, si parla ancora di conflitti: è la storia di Laura (Lina Sastri), terrorista di origini altoborghesi, che proprio tra le calli di Venezia ha ucciso un giudice nonostante le indecisioni del suo compagno.

Il film-emblema della rassegna è Il caso Moro, girato nel 1986 da Giuseppe Ferrara con un grande attore del cinema impegnato, Gian Maria Volonté nel ruolo dello statista ucciso dalle Br: stile tra il documentario e il thriller per un lavoro molto politico con accuse esplicite alla Dc.

Negli anni Novanta la riflessione del cinema - e non solo, anche del teatro - sul terrorismo privilegia la psicologia alla sociologia o al documento: La seconda volta (1996) del sensibilissimo regista calabrese Mimmo Calopresti (protagonisti Nanni Moretti e Valeria Bruni Tedeschi) racconta di un professore universitario di Sociologia che incontra per caso la terrorista che 12 anni prima gli ha sparato in testa; lei non lo riconosce, lui avvia un impossibile confronto con la donna.

Altro film in cui il protagonista è Aldo Moro, Buongiorno, notte (2003) di Marco Bellocchio, autore “psicanalitico” che qui racconta sequestro e prigionia dell’uomo politico democristiano, interpretato da un asciutto Roberto Herlitzka, con due attori dell’ultima generazione del cinema italiano, la bravissima e intensa Maya Sansa e Luigi Lo Cascio. La Sansa è una brigatista intima e tormentata, lontana dai cliché, come a suggerire che a impugnare una pistola e uccidere può essere, al di là del proclama ideologico, una persona qualunque.

La notte della rivoluzione. Il cinema negli anni di piombo si è conclusa con La meglio gioventù, affresco storico di Marco Tullio Giordana, del 2003, dello stesso regista che aveva dedicato un duro film giudiziario all’assassinio di Pier Paolo Pasolini (e qui cita esplicitamente il poeta friulano, "La meglio gioventù" è un libro di poesie in friulano pubblicato nel 1954): dagli anni Sessanta a oggi come cambiano l’Italia e gli italiani, dal boom alla contestazione al terrorismo fino alla crisi dei nostri giorni.