Antonio Casellati: abstract delle interviste audio e video
Antonio Casellati ha una provenienza politica di destra: il padre in origine liberale era stato segretario federale del Fascio a Venezia, uno zio fu assessore nella giunta Grimani nel primo dopoguerra, nonno e bisnonno erano stati sindaci di Adria nella seconda metà dell’ottocento. Di professione avvocato nel 1965 si candidò e fu eletto consigliere comunale per il PLI. Distintosi per le posizioni poco in sintonia con il partito, che appoggiava la realizzazione della terza zona industriale a Porto Marghera e la realizzazione del Canale dei Petroli, si legò ad amicizia con un gruppo di Gioventù liberale, tra cui vi era Luigi Scano, e con loro organizzò la fronda ai malagodiani. Dalla scissione nacque un movimento indipendente chiamato “Democrazia 67” che confluì poco dopo all’interno del PRI, partito che a Venezia era formato da pochi anziani anticlericali e conservatori. A Mestre c’era un nucleo più numeroso collegato ai repubblicani di Treviso, una roccaforte del partito in Veneto.
Con Scano scrisse in materia di Legge Speciale una “proposta di legge per Venezia”, che fu raccolta e valorizzata da Bruno Visentini, presentata in Parlamento con la firma di Ugo La Malfa. Su quella bozza il PRI condusse la sua campagna elettorale nel 1968 che accrebbe il seguito del partito a Venezia.
Di sensibilità ambientalista, da tempo era iscritto all’associazione Italia nostra ed era stato nel direttivo con Teresa Foscari Foscolo. Nel 1970 fu nuovamente eletto consigliere comunale e quando nel 1971 i repubblicani entrarono in maggioranza, sindaco Giorgio Longo, Casellati divenne il primo assessore all’Ecologia in Italia. Grazie a un collaboratore molto competente, Danella, che aveva i contatti con i Consigli di Fabbrica di Porto Marghera, fu creata una rete comunale di controllo delle emissioni e la mappatura delle produzioni della zona industriale. Rifiutò alla Montedison un permesso per costruire una “torre” per la condotta dei fumi di nuove lavorazioni, che avrebbero comportato lo sforamento dei parametri stabiliti dalla legge in merito all’inquinamento. Nel 1973 fu costretto a dimettersi dall’incarico per sopravvenuta incompatibilità, avendo una proprietà immobiliare su cui pendeva un esproprio del Comune. Lasciata la politica attiva, nel 1977 Gianni Pellicani gli propose la presidenza del Comprensorio, avendo come segretario Vezio De Lucia. Svolse l'incarico fino al termine dei lavori, contando sulla collaborazione del collega di partito Luigi Scano, e alla presentazione del piano comprensoriale al Comune e alla Regione Veneto si dimise. Nel 1988, dopo un periodo di crisi politica seguita alle dimissioni del socialista Nereo Laroni, con l’appoggio determinante di Visentini fu eletto sindaco di Venezia di una giunta rosso-verde.