Lucio Strumendo - Abstract dell'Intervista
Lucio Strumendo nasce in una famiglia povera di tradizione socialista e antifascista. Sulla sua formazione ebbe grande influenza uno zio materno, fondatore del PSI a Portogruaro, sindaco nel 1919 e nel secondo dopoguerra. Negli anni cinquanta la famiglia da Concordia Sagittaria si trasferì a Portogruaro e aprì un’osteria che in paese veniva chiamata “il Cremlino”, in quanto era anche sede della locale sezione del PCI.
Iniziò la sua attività politica molto presto a fianco di Aldo Camponogara, partigiano e dirigente comunista, la cui vicinanza gli fece maturare una visione della vita secondo la quale gli interessi personali e l’identità si fondevano in un contesto di valori e di ideali. Su questo paradigma, che sostenne un impegno indefesso al limite dell’abnegazione, negli anni novanta avvenne la riscoperta dei principi di libertà e di autonomia dell’individuo e un ripensamento del ruolo della persona, in seguito a riflessioni stimolate dalla lettura di Tocqueville e Popper.
Il PCI del portogruarese aveva un orientamento riformista e un certo grado di autonomia operativa rispetto alla Federazione veneziana, egemonizzata dalla sinistra. Nel 1970 diventò consigliere provinciale e insieme a Camponogara entrò in segreteria della Federazione di Venezia.
Dopo la vittoria dei comunisti alle elezioni amministrative del 1975 Strumendo divenne Presidente della Provincia di Venezia. La sua iniziale inesperienza venne supportata dal segretario generale e fu creato un solido gruppo dirigente formato dai funzionari più importanti. Il confronto in Consiglio con la minoranza democristiana, un gruppo molto preparato e formato per governare, ebbe momenti di confronto anche aspro ma che alla fine portò a risultati condivisi. Questa dialettica politica gli fu utile per formarsi una visione meno settaria e rispettosa delle differenze. Nel corso del suo mandato entrò nell’ufficio di presidenza dell’Unione Province Italiane, a livello nazionale si occupò di personale e di organizzazione degli enti locali. Questo incarico lo portò a viaggiare spesso per l’Italia contribuendo a sprovincializzare la sua formazione.
L’amministrazione provinciale, che gestiva gli ospedali psichiatrici, recepì in anticipo la riforma Basaglia e chiuse nel 1978 l’ospedale di San Servolo che fu trasformato in fondazione e restituito alla città. Nel 1980 fu eletto in Consiglio Regionale e diventò presidente della nuova ULSS di terraferma. Dal 1983 al 1992 fu eletto deputato. Partecipò ai lavori della prima Commissione Affari Costituzionali, segretario, poi capogruppo del PCI in Commissione, vicepresidente di Commissione per la riforma del sistema pensionistico e segretario di Commissione Affari Comunitari.
Il rapporto importante con Gianni Pellicani, entrambi appartenenti all’ala riformista del partito, si intensificò nel periodo romano, soprattutto quando l’uomo politico veneziano assunse l’incarico di responsabile nazionale per il PCI degli enti locali, si servì dell’esperienza maturata da Strumendo nel settore.
Il passaggio dalla prima alla seconda repubblica, “Tangentopoli”, la scomparsa dei partiti nati nel dopoguerra, portò all’emarginazione di figure che avevano svolto un ruolo autorevole nel partito e nelle istituzioni. Strumendo non fu ricandidato, e per un periodo ritornò a vita privata. Nel 1994, intravedendo la possibilità di ricollocarsi in ambito istituzionale, si preparò e vinse il concorso per difensore civico regionale, incarico che mantiene fino al 2000. Dal 2001 a oggi è Pubblico Tutore per i minori del Veneto.