Quali funzioni Mestre deve acquisire per aumentare il proprio livello di attrattività?
Paolo Lucchetta (architetto): La sfida di Mestre per aumentare attrattività anche e soprattutto per le nuove generazioni sta nel proporsi non solo come luogo caotico ed eccitante di scambio di simboli, di prodotti di consumo, ma anche luogo di possibili nuove esperienze relazionali che non devono essere univoche ed imposte.
Le nuove funzioni previste legate al commercio e alla cultura dovranno in questo senso coincidere: anche il commercio infatti si è ormai liberato dalle scuole di pensiero del marketing tradizionale adottando la logica dell'esperienza come punto di riferimento per definire il proprio ruolo nello stimolare la qualità della vita.
Come nell'arte, nell'architettura, nelle realizzazioni dei musei contemporanei, diventa essenziale e strategico il rapporto tra acquirente (usa, non consuma)-nuovo protagonista creativo- e nuovi linguaggi estetici di design e di esperienze personali.
È necessario quindi favorire lo sviluppo imprenditoriale di formule di retail indipendente, che sappiano interpretare le culture del territorio pur nella consapevolezza di una società ormai globale.
Nel giro di qualche anno, si prevede che le aziende diventeranno laboratori per la proposta di nuovi movimenti culturali per cittadini-artisti in grado di rielaborarle e la comunicazione diventerà' capacità performativa che si avvicinerà alle tonalità dell'arte.
Anche il concetto del lusso sarà destinato ad una profonda trasformazione.
Il lusso del futuro sarà la realtà cioè la possibilità di vivere, toccare con mano, gustare la vita reale attraverso nuove forme di autenticità.
È su questo che si misurano le vere tendenze, dice Francesco Morace,
"queste sono le direzioni verso le quali si orienta la qualità' della vita e le aspettative dei consumatori in una prospettiva neoilluminista che propone i valori della verità, umanità, autonomia, laicità, universalità.
Valeria Tatano (architetto): Mestre dovrebbe ragionare in termini di qualità più che di quantità migliorando i servizi di cui dispone, ad esempio con scuole che non cadano a pezzi e giardini che non sembrino aiuole mal tenute seminate sull’asfalto. Si dovrebbe lavorare di più sui nodi dei trasporti pubblici, ad esempio con un progetto serio e ragionato per la stazione ferroviaria e per i collegamenti con gli aeroporti.
Lo spostamento di una parte dei corsi di Ca’ Foscari in via Torino sarà una pagina nuova per la città e l’idea di lavorare per costituire un vero campus, con residenze e attrezzature sportive, ma anche con mix funzionali che portino eterogeneità di utenti, renderà questa zona attrattiva per il bacino veneto.
Se ben collegata a Venezia la zona di via Torino potrebbe dimostrare quale ricchezza di potenzialità inesplorate vi sia ancora tra Mestre e Venezia, due realtà distanti ma complementari, unite da pochi decenni in fondo, ma saldamente connesse.
Pierluigi Aluiso (informatico): Mestre deve avere il coraggio di spingere sull’innovatività e sulla ricerca, sull’arte e sulla cultura contemporanea, lasciando a Venezia la tradizione, la storia e concentrandosi sul futuro. La vicinanza di Venezia centro storico non deve essere vissuta come una penalizzazione per Mestre ma come un elemento per controbilanciare un forte impulso alla modernità per la terraferma.
Vedo Venezia e Mestre come due anime diverse e complementari della stessa città.
Andrea Stocchetti (economista): Non sono soltanto le funzioni a determinare l’attrattività di una città o di un territorio ma la qualità della vita. I centri urbani “attraenti” sono quelli a misura di famiglia e di bambino dove, per fare alcuni esempi, il mezzo più rapido e sicuro per portare i bimbi a scuola è lo scuolabus, dove pedoni e biciclette hanno la priorità sulle auto, dove i mezzi pubblici hanno corsie esclusive, dove la sicurezza delle persone e delle cose è indipendente dal luogo e dall’ora del giorno. Mestre non ha nulla di tutto ciò; e come se non bastasse presenta livelli di inquinamento record, mobilità e logistica quasi esclusivamente su gomma, assenza di aree boschive e una qualità media degli edifici e del paesaggio urbano pessima, oltre ad un significativo degrado in alcune aree a distanza pedonale dal centro. A questi livelli non è questione di funzioni, è questione di ripensare il tessuto urbano.
Michele Boldrin (economista): La risposta l’ho in parte già data. Mestre deve concepire se stessa come una “piccola downtown Manhattan”, dove risiedano università, centri di ricerca, uffici e centri aziendali; anche vere e proprie “fabbriche” perché la fabbrica dove oggi si fa innovazione non inquina ed entra perfettamente nel tessuto urbano. Piazza Ferretto dovrebbe riempirsi d’uffici dove gli innovatori lavorano, non di negozi di scarpe e vestiti. Mestre deve diventare lo snodo di un sistema di trasporti integrato (aereo, treno, autobus, auto) che connetta l’intera metropoli veneziana internamente e con il resto del mondo. Mestre deve riempirsi di hotel, sia per i turisti che vanno quotidianamente a Venezia sia per chi ci viene a lavorare con le imprese presenti in città. Mestre, non il centro storico, deve essere cablata per offrire internet ad alta velocità a chi vi lavora. Nelle zone residenziali, per le esigenze delle famiglie, basta il wifi che, data la densità abitativa del centro storico, e’ anche la soluzione più razionale ed economica.
Riccardo Dalla Torre (ricercatore economista): Mestre deve continuare ad osare ed investire sul proprio futuro. Da un lato insediamenti di tipo direzionale e terziario vanno favoriti, dall’altro attività scientifiche e di laboratorio possono trovare collocazione ideale a Mestre, anche in funzione della presenza della Facoltà di Scienze. Non bisogna però dimenticare che una delle chiavi per aumentare l’attrattività di una città è attirare le funzioni più legate all’intrattenimento e al tempo libero. Devono quindi trovare posto contenitori culturali come cinema, teatri, musei, ma anche strutture più legate alla dimensione “produttiva” della cultura: Mestre potrebbe essere la sede ideale per sale di incisione, studios cinematografici, sale espositive, ecc. A mio parere andrebbe fatta una riflessione più generale sulla dimensione culturale di Mestre. E’ noto ormai che l'apporto della cultura al benessere sociale è duplice: da un lato la cultura è un’industria vera e propria con un peso crescente nelle economie contemporanee; dall’altro contribuisce ad orientare la società verso nuovi modelli di uso del tempo e delle risorse. Sono numerosi gli esempi di città - europee e non - che hanno dato vita a nuovi modelli di sviluppo a partire dal fattore culturale, anche se sotto questo punto di vista non erano particolarmente dotate. Per un’economia sempre più basata sulla conoscenza, la cultura costituisce infatti una risorsa che contribuisce ad alimentare la creatività, a stimolare l’innovazione e ad accrescere la qualità del capitale umano. Di queste fondamentali esternalità beneficiano molti settori dell’economia, in particolare quelli a più elevata intensità di conoscenza sui quali sempre più si basa la competitività delle economie moderne. Il miglioramento dell’attrattività culturale di Mestre può stimolare gli investimenti, sia da parte di grandi società che possono decidere di trasferirsi o comunque di investire su Mestre, sia da parte di creativi e persone di talento in generale, i quali possono venire attratti da un contesto urbano attivo e quindi decidere di insediarsi - magari con la propria attività - proprio a Mestre.
Massimo Russo (giornalista): Mestre deve:
* diventare una città aperta alla diversità e tollerante;
* cablata e connessa (anche a costo di violare con un atto di disobbedienza civile il decreto Pisanu sul wifi);
* migliorare la propria offerta culturale;
* offrire incentivi e accesso al credito semplificato per chi investe nell’innovazione e per le startup
* garantire detassazione e contributi alle società di specifici settori che producano brevetti/registrino marchi e assumano/offrano esperienze professionalizzanti ai giovani in collaborazione con scuole e università
Ma più di tutto deve saper diventare un polo d’attrazione per quella che Richard Florida definisce come “la classe creativa” (“The rise of the creative class”, Basic Books, New York, 2002 - pp. 215 e ss). Un luogo che per la propria qualità, per la ricchezza di diversità di chi vi risiede e di chi decide divenirci a vivere, per le occasioni che offre dal punto di vista naturale, artistico, culturale, di relazione sociale, possa competere con gli altri centri europei e globali di eccellenza nei settori in cui deciderà di specializzarsi.
Maurizio Carlotti (direttore televisivo): Mestre deve recuperare la consapevolezza di essere l’altra sponda di Venezia, parte integrante della laguna, inglobandola con tutto il suo potenziale, all’interno di una struttura urbana tendenzialmente unica. Mestre deve proclamarsi la legittima erede della tradizione mercantilistica della città, nelle sue più moderne accezioni. I servizi saranno l’architrave dell’economia di Mestre. Anche il turismo non può rimanere estraneo al suo futuro. Mestre, da Fusina a Tessera, passando per la riforma del porto industriale, può costituire la piattaforma di sbarco e di smistamento del crescente flusso turistico.
Massimo Donà (musicista): Mestre deve puntare sulla cultura e sui servizi. L’industri è finita – piaccia o meno. L’arte e la storia sono di Venezia – è inutile raccontarsi le favole (vedi museo di Mestre !!!). Mestre è una città che dovrebbe puntare a diventare attrattiva ed attraente per quel che sa proporre a livello di indicazioni volte al futuro. Deve diventare un laboratorio nel quale si disegni il futuro. Deve (dovrebbe…. sigh!) creare grandi centri di elaborazione progettuale nei campi della tecnologia, dell’arte (anzi, delle arti), dell’architettura, etc etc.
Emanuele Pettener (scrittore): Sogno che un Bolognese o un Milanese o addirittura un Veneziano pianifichi un week-end di famiglia a Mestre. Perché sarà bello passeggiare per le strade pulite, sicure e multiculturali di Mestre, perché c’è quel museo unico al mondo o quel cinema d’essai dove si possono godere film introvabili altrove, quella mostra di pittura contemporanea o quella biblioteca, quel ristorantino dove si mangia bene e non costa troppo. Un mix fra Manhattan e la sana provincia italiana.
Roberto Compagno (imprenditore): Io credo che il nostro territorio abbia molte qualità e punti di forza per diventare sempre più un’area a grande densità di risorse umane di qualità.
Il primo e ovvio punto da valorizzare è Venezia. La città storica è un grande luogo di attrazione internazionale di flussi (oltre che turistici) di cultura legata all’arte. Per decenni Mestre è stata considerata un’altra città, il pessimo sviluppo urbanistico le ha fatto dimenticare di essere essa stessa una città d’acqua, e un ponte invece che unire ha separato. Qualcosa sta cambiando… Il parco di San Giuliano ha fatto capire a Mestre che Venezia è lì, a qualche colpo di remo; lo sviluppo dell’area di Via Torino in senso direzionale e abitativo va ancora in quella direzione. Credo fortemente che la salvezza di Venezia passi per l’integrazione con Mestre, e che il futuro di Mestre possa essere positivo se diventerà essa stessa Venezia. Insomma unica città che unisca la storia di luoghi magici con la modernità e il dinamismo, andando a formare una metropoli cosmopolita, vivace e attraente.
Valeria Benvenuti (ricercatrice): La creazione del polo universitario in Terraferma, la realizzazione del museo M9, la valorizzazione di alcune aree (Parco San Giuliano, i forti di Mestre…), la creazione delle piste ciclabili sono solo alcuni degli elementi che dimostrano questo fermento. Serve che Mestre diventi il polo di attrazione di eventi nazionali e perché no anche mondiali (l’Heineken Festival, la Venice Maraton sono solo esempi). Serve che a Mestre si concentrino alcune delle attività economiche più attrattive: i giovani per trovare il lavoro non possono scappare a Milano o a Roma o peggio a Londra…
Michele Brunello (archietetto): Credo che la capacità di convivenza nelle città di oggi sia direttamente legata alla loro attrattività. Non servono nuove università, nuove infrastrutture, nuove banche o nuove reti ma la mentalità aperta è il maggior attrattore che possa esserci. Mestre può essere il laboratorio del nord Italia dove i nuovi cittadini, provenienti da tutto il mondo, trovano spazio, accoglienza e possibilità di realizzarsi. La parola integrazione deve essere superata perché oramai si parla di cittadini Italiani di origine straniera. La logica stessa degli immigrati deve essere ribaltata: non più “stranieri” a cui si associano solo criticità, disagio e illegalità, ma cittadini Mestrini a tutti gli effetti che fanno parte dell’economia, della cultura e della vita sociale della città. Mestre dovrebbe rappresentare una specie di “America” nel contesto del nord Italia che vede, al contrario, una provincializzazione sempre più estrema all’interno dei confini della Padania. Mestre deve contaminarsi con Venezia e diventare una città dal respiro internazionale. Se comincerà a considerarsi tale, diventerà la capitale de Nord Est.
Andrea Jester (consulente finanziario): Diventare veramente la porta di ingresso di Venezia (e quindi attrezzarsi per anticipare dal punto di vista turistico e culturale quello che Venezia offre), concentrarsi sull’industria dei servizi e delle tecnologie, rafforzare e rendere visibile il proprio ruolo di snodo non solo verso il resto del mondo.