Quali sono le 3 priorità di Venezia e Mestre per diventare una Città dell'Innovazione?

Per la città di Venezia e Mestre - seguendo l’esempio di alcune esperienze internazionali di successo e alcune classifiche di città adottate a livello internazionale (qd esempio ranking Datar, ESPON, European Innovation Scoreboard, ecc.) - quali sono le 3 priorità perché il nostro territorio possa essere una Città dell'Innovazione riconosciuta a livello internazionale?

Paolo Lucchetta (architetto): Valorizzazione del capitale sociale, ecosostenibilità, laboratorio di innovazione permanente in tutte le attività sociali.
Si riparta dalle esperienze singolari, personali, reali.
Non più le unicità, un po' stravaganti che isolano e dividono, ma le unicità da condividere come ricchezza dell'insieme nelle piazze, nelle strade, nella città.
LIFE BETWEEN BUILDINGS.

Valeria Tatano (architetto): Mestre avrebbe bisogno di una riconversione forte, urbana e imprenditoriale, riconversione che oggi può solo avvenire seguendo i principi sostenibili. Esistono in Europa esempi significativi di piccole realtà che credendo profondamente nella riqualificazione sostenibile hanno sovvertito le proprie sorti, ponendo le basi per uno sviluppo ecocompatibile, per un futuro che apre alle nuove tecnologie coniugandole con quelle esistenti, se ancora valide, operando in termini di progettazione consapevole. Penso a Friburgo, una città tedesca che grazie a una politica “verde” determinata e seria, e a una collettività che ha sostenuto le scelte di cambiamento, si è reinventata, con nuovi quartieri, nuove aziende, nuove infrastrutture che usano tutte un approccio sostenibile, a livello architettonico e sociale.
Perché la sostenibilità è innanzi tutto un diverso modo di affrontare la vita, considerando se stessi come individui profondamente appartenenti a una collettività, unica forma di sopravvivenza per superare le difficoltà del presente e del futuro, ma anche per sentirsi parte di un progetto che può far crescere noi e i nostri giovani.
La sostenibilità viaggia con l’innovazione e in tal senso abbiamo già una realtà matura e operativa come il distretto delle nanotecnologie del Parco Scientifico e Tecnologico VEGA, una struttura all’avanguardia nel suo settore che opera nel campo della ricerca in sinergia con le aziende, incentivando il trasferimento tecnologico, strumento fondamentale soprattutto per le piccole e medie imprese.
Ma l’innovazione si ottiene con la ricerca e questa va supportata e finanziata, perché non sia un semplice slogan ma una realtà che possa unire maggiormente università e aziende.

Pierluigi Aluisio (informatico): Le priorità che io vedo sono strettamente interconnesse tra loro. Priorità numero uno deve essere quella di riscattare la storia ambientale di questo territorio, trasformando quella che è una città simbolo dell’inquinamento industriale in una città icona della riconversione e dell’ecosostenibilità più avanzata. Seconda priorità è quindi la riconversione di Marghera, attraverso un investimento importante in ricerca, tecnologia e sistemi informatici. Altro nodo da sciogliere al più presto è quello della mobilità: è necessario “liberare” Mestre dal suo incubo traffico e consentirle di connotarsi come città vivibile.

Andrea Stocchetti (economista): Oggi è difficile essere considerati “innovativi” se non si è allineati ai principi di sostenibilità. La priorità fondamentale per il nostro territorio deve essere la realizzazione di un progetto integrato di “città sostenibile”. Sono passati dieci anni dal volume curato da Ignazio Musu “Sustainable Venice: Suggestions for the Future” (Kluwer), sintesi di una ampia ricerca che affrontava le tematiche dell’Agenda 21 con riferimento al nostro territorio. Oggi quelle tematiche sono più attuali che mai ovunque nel mondo, in questa città vedo poco o nulla di realizzazioni in questa direzione.

Michele Boldrin (economista): Credo sia alquanto chiara, a questo punto, la visione che io ho di una Mestre che possa diventare un centro internazionale d’attività economica innovativa. Poiché a livello comunale, provinciale e regionale non avete maniera di ridurre imposte e contributi, nè di modificare la regolazione del mercato del lavoro, nè di alterare il modo in cui la legislazione italiana penalizza il lavoro altamente qualificato ed altamente mobile (ecco a cosa servirebbe un federalismo vero, non la buffonata di Bossi&Co) sarà necessario lavorare su ciò che gli enti locali possono influenzare. Riassumendo: (1) aeroporto, stazione, treni, sistema trasporti; (2) università in terraferma, a Marghera e nella prima e seconda zona industriale e poi, progressivamente come un benefico fungo, attraverso la città; (3) tassare hotels, residence, mangiatoie turistiche e negozi di cianfrusaglie per i costi sociali che generano, incentivandoli a spostarsi a Mestre, liberando gli spazi del centro storico per i residenti; (4) incentivi effettivi alla residenzialità in centro storico mirati a chi lavora nell’aera metropolitana; (5) uno sforzo di riqualificazione ed offerta dei servizi avanzati, dalla sanità (bene l’ospedale, ma pensare ad una rete decentrata di day-hospitals), fibra ottica in terraferma, wifi in centro storico, completare il recupero delle barene lagunari e difesa del sistema ecologico, parcheggi attorno al centro di Mestre che andrebbe riservato a trasporti pubblici, biciclette e pedoni, migliorare (cooperativizzandole) le scuole del comune. Vi sono altre cose, ma queste sono le più importanti. Infine, cambiare classe dirigente. Sino a che il comune di Venezia verrà governato dalla casta politica locale, prodotto d’un intreccio malefico ed antico fra vecchie professioni protette del centro storico ed apparato dei partiti, tutto questo non succederà. O la borghesia produttiva mestrina e dell’immediata terraferma prende la situazione in mano o il cambio non avverrà mai. Il prossimo sindaco dovrebbe essere un ingegnere ed i suoi assessori dei piccoli imprenditori o dei dirigenti aziendali, altro che avvocati curiali e teorici degli angeli. Buona fortuna.

Riccardo Dalla Torre (ricercatore economista): A mio parere il futuro di Mestre dovrebbe basarsi su tre pilastri:
• mobilità sostenibile e politiche ambientali;
• ricerca scientifica;
• cultura.
Queste tre priorità possono veramente indirizzare il territorio verso l’innovazione. Si tratta infatti di tre temi molto collegati gli uni agli altri e con una forte componente creativa. Ad esempio, per cultura mi riferisco da un lato alla produzione culturale (come già indicato in precedenza) e dall’altro a nuovi modi per la fruizione culturale. In entrambi questi campi c’è ampio spazio per le applicazioni tecnologiche, le quali devono sempre più entrare nei musei integrando i più tradizionali modi di approcciarsi alla cultura. Se Mestre decide di puntare su queste priorità (come in parte già sta facendo) allora vuol dire che ha iniziato a ragionare su un’idea di futuro e che ha in mente un progetto per la città del 2020, del 2030 e così via. Di conseguenza, è ovvio che per fare ciò si deve coinvolgere anche chi nel 2020 o nel 2030 non avrà passato i 70 anni: se Mestre vuole continuare a stupire deve anche dare spazio ai giovani e cercare così di condividere un’idea di sviluppo con la più ampia fascia possibile di popolazione.
Massimo Russo (giornalista): La capacità di:
a. scegliere i propri settori di eccellenza – ad alta intensità di talento - e favorirne la crescita;
b. garantire alle imprese capitale umano (attraverso l’università e politiche favoriscano l’immigrazione), accesso al credito, incentivazioni alle start-up;
c. offrire occasioni di istruzione permanente e saper diventare “the place to live in” per la classe creativa.

Maurizio Carlotti (direttore televisivo): (i) Infrastrutture di mobilità translagunare, per facilitare i flussi residenziali e turistici tra la terraferma e il centro storico.
(ii) Unità urbanistica della laguna, per superare la logica della contrapposizione tra Mestre e Venezia, essendo ciascuna essenziale al futuro dell’altra.
(iii) Sede Municipale a Mestre e a Venezia solo sede di rappresentanza, per il significato simbolico, oltre che per gli evidenti vantaggi logistici e operativi.
In conclusione: se talento è trasformazione nell’equilibrio, intorno alla laguna e nel suo centro può svilupparsi un sistema proiettato verso il futuro, senza che ciò implichi vivere in un ambiente artificiale basato sull’oblio si secoli di storia, arte e cultura, in un contesto naturale unico al mondo, riconfermando l’impronta millenaria di una città aperta al mondo...

Massimo Donà (musicista): 1) Investimento su attività creativo-ideative
2) Incremento dell’investimento sulla cultura
3) E confronto costante con quanto avviene nelle altre grandi città europee e non solo…
Emanuele Pettener (scrittore): Specificità del nostro territorio sono:
Cultura dell'accoglienza quindi innovazione nel turismo.
Musica, cultura e sensibilità di una popolazione che farebbe crescere un distretto se solo lo si volesse.
Archeologia industriale/militare: parco industriale e dei forti più grande d'Europa.
Non dimentichiamo che Mestre è stata la città più grande d'Italia coinvolta nella Prima Guerra Mondiale con tutte le sue attrezzature: le lavanderie militari di via Piave ad esempio.

Michele Brunello (architetto): Credo che Mestre debba affrontare i problemi che interessano quotidianamente molte città, e nel risolverli dimostrare un approccio innovativo: solo così potrà emergere nel panorama internazionale. Faccio tre esempi concreti che da domani si possono mettere nell’agenda della città.
Il primo esempio è quello della sicurezza, problema che affligge tutte le realtà urbane del mondo. A Londra hanno risolto la situazione creando delle consulte di quartiere che si potrebbero creare anche a Mestre. Una volta alla settimana si incontrano i soggetti che hanno il polso della situazione del quartiere: poliziotti, insegnanti, portinai, negozianti, vigili, associazioni, addetti ai lavori notturni etc. Queste consulte individuano i problemi e invitano la polizia, i vigili o gli assistenti sociali ad intervenire e assieme risolvono le problematiche seguendo priorità reali. Queste consulte sono state risolutive anche perché hanno tolto argomenti e retorica ai discorsi razzisti che stavano prendendo piede nella capitale britannica, fornendo dati reali e ridimensionando gli allarmi sociali fomentati dai media.
Il secondo tema è quello della casa. A Barcellona esiste un’agenzia per il recupero degli appartamenti sfitti, Pro-Vivienda, e ne stanno nascendo anche a Torino o a Trieste. Si stima che il 10 % degli spazi abitativi nelle città italiane rimanga sfitto perché i proprietari non incontrano affittuari che si adattano alle loro esigenze oppure perché non si sentono garantiti. Pro-Vivienda è un’agenzia mista pubblico-privata che ha fa da mediatore tra chi cerca casa e chi la vuole affittare e agisce facendo incontrare offerta atipica e domanda atipica, offrendo garanzie. A Barcellona in due anni hanno affittato così 40.000 appartamenti che non sarebbero mai entrati nel mercato.
Il terzo tema è quello dell’ambiente. E’ chiaro che oggi l’ambiente rappresenta la sfida sulla quale compete ogni città. Mestre, assieme a Venezia, gode di un’eccezionale visibilità che hanno solo poche metropoli al mondo, pur mantenendo una dimensione relativamente piccola e controllabile. Questa è un’occasione unica per programmare una città all’avanguardia sull’ambiente e la sostenibilità, “Fossil Free e Carbon Neutral” entro i prossimi 20 o 30 anni. Molte città si sono poste questi obiettivi che difficilmente raggiungeranno a causa della continua crescita della loro popolazione. Mestre con Venezia hanno l’occasione unica di diventare un modello di città virtuosa in materia ambientale.
Questi tre esempi, semplici e ambiziosi, renderebbero Mestre capace di attrarre talenti da tutto il mondo (mentre Venezia lo fa già), entrando nell'immaginario collettivo come luogo in cui si possono costruire solidi progetti di vita (qualità che Venezia non ha).

Andrea Jester (consulente finanziario): - attrarre eventi e confronti (abbiamo un parco scientifico che – ahimè – ad oggi è solo un condominio di aziende ma non un propulsore visibile di innovazione)
- non perdere gli studenti che finiscono l’università ma individuare modalità per farli avviare nuove iniziative che risiedano nel territorio
- viabilità: può sembrare che non c’entri nulla ma una città nella quale non si transiti è di per sé conosciuta spesso solo per questo
- ne aggiungo polemicamente una quarta: che la Curia si concentrasse di più a salvare le nostre anime e a entrare meno nel merito delle attività – anche economiche – della città; e lo dico da cattolico credente e praticante.